La vita è un viaggio sperimentale fatto involontariamente – Fernando Pessoa
Saudade è un termine portoghese che sta a indicare quel senso di nostalgia che ti prende e non ti molla più.
Ed è quello che è stato per noi il vivere la piccola città di Porto e lasciarla solo dopo 3 giorni.
La città, eletta come Best European Destination per il 2017, si trova sulla riva settentrionale del fiume Douro ed è stata veramente una rivelazione.
Ricalca le caratteristiche della tipica città portoghese, i vicoli stretti, le continue salite e discese, la decadenza degli edifici con le facciate ricoperte da maioliche, ma ciò che emerge è la voglia di rinnovo e di modernità che affiora in tutti i piccoli negozietti, locali e ristoranti aperti da pochi anni.
Se da un lato ti ritrovi a scattare fotografie a palazzi dismessi e inquadrare deliziosi terrazzini che si accavallano a tetti muschiati, dall’altro ti trovi immerso nella vivacità dei caffè a fianco del negozi di barbieri hypster o a frugare tra gli oggetti di sughero hand-made di una bottega artigianale.
Per prima cosa va esplorato il suo antico e caratteristico centro storico, partendo dal quartiere di “Ribeira”, ricco di piazze e di chiese ricoperte da stupende decorazioni di ceramica Azulejos. Da non perdere assolutamente è la “Chiesa Dos Clerigos” da qui, è possibile salire sulla torre più alta di Porto e ammirare un panorama mozzafiato sulla città. Una chicca di questo quartiere è la “Livreria di Lello e Irmao”, divenuta nel corso degli anni Patrimonio dell’UNESCO. Una grande scalinata in legno pregiato, un arredamento art decò, una luce calda e soffusa e migliaia di libri, rendono questo luogo magico. Tra una visita e l’altra ci si può rilassare al “Caffè Majestic”, in cui si respira ancora una forte aria degli Anni ‘20 del 900, un punto di riferimento in città caratterizzato da un’atmosfera raffinata ed elegante e da bellissime decorazioni di Belle Epoque.
La “Stazione di Bento” è una tappa che dovrebbe essere imposta in un weekend a Porto. Qui a padroneggiare sono gli Azulejos (piastrella di ceramica decorata) che ricoprono interamente la bellissima sala dei passi perduti. Un’altra chicca da visitare è il “Palaciò da Bolsa”, un edificio molto particolare in stile neoclassico, costruito sul sito di un Monastero Francescano. Si procede poi con la “Igreja de Sao Francisco”, un tripudio di oro e luce tale da abbagliare i turisti. Gli studiosi giudicano l’”Igrerja de Sao Francisco” come il miglior esempio di oro lavorato in tutto il Mondo. E poi di nuovo con l’imponente “Cattedrale del Sé” per rimanere a bocca aperta e godere della vista sulla città dallo spiazzo antistante. Da qui si prende la funicolare che in pochi minuti, giù per una discesa ripidissima, ti accompagna ai piedi di “Dom Luis”, il ponte metallico realizzato da un collaboratore di Eiffel. Si attraversa sul marciapiede pedonale e, una volta arrivati sull’altra sponda, si ammira il lungofiume formato da un susseguirsi di casette che si affacciano sul fiume Douro, bellissimo in qualsiasi ora del giorno, ma il meglio di sé lo regala all’ora del tramonto o alla sera. Da quel versante ci sono le cantine del famoso vino locale… il Porto, per l’appunto. Si possono passare a rassegna tutte quante per vedere le installazioni della loro storia e dei processi della produzione del vino e quando volete anche degustarne i prodotti.
A calare del sole, la città non tace, ma si traveste di luci soffuse ed echi del vociare. Vale la pena stare all’aperto e continuare a girare della città scoprendo gli accoglienti ristorantini e locali che si riflettono nel lungo fiume, gli artisti che popolano i sali e scendi delle vie e un concentrato di musica e ragazzi in una sola via, “La Galeria de Parìs”.
Rispetto a tante altre città, non si può dire che Porto abbia molte facce o sfaccettature. E’ un grande Paese molto coerente con sé stesso che si esprime con molta trasparenza e semplicità, offrendosi per il meglio a chi la sa abbracciare.
3 giorni sono abbastanza per girare Porto, ma non saranno mai abbastanza per viverla tutta… o per lo meno è questa la sensazione, la saudade, che ti prende alla dipartita e che ti porti a casa.