Maledetti film. Maledetti libri. E maledetti i loro protagonisti – di solito poco più che ventenni – che partono, viaggiano, scoprono, capiscono, crescono e migliorano. E maledetto io. Che – poco più che ventenne – mi sono visto e letto quelle storie con quei personaggi intriganti, complessi e tormentati, mossi da intricati e affascinanti dilemmi. A quelle storie, a quell’età, ci credi. Il problema è che se vent’anni li hai in Brianza nei ruggenti anni ’10 del secolo ventunesimo, il raggio di scelte a tua disposizione è inesorabilmente ridotto. Per citare Maracaibo di Lu Colombo (i riferimenti culturali sono come gli amici, ognuno ha quelli che si merita): fuggire. Sì. Ma dove?
Il viaggio, nel nuovo secolo, tocca farlo in Australia. Che è lontana, che non fa freddo. Che tutti c’abbiamo l’Amico che su Instagram a Natale posta la foto fatta in spiaggia col costume e il cappellino rosso in testa, e poi la foto con la tavola da surf, e quella col canguro, e poi una con gli amici dell’Ostello da tutto il mondo.
L’Australia, mi ha permesso – con un repentino cambio di verbi ausiliari – di passare dall’avere quell’Amico, all’essere quell’Amico. Così, tornato dall’Australia, ho ben pensato illuminarvi, miei cari lettori, su quello che ho scoperto e capito nell’isola nota per aver ospitato le avventure di Bianca e Bernie.