A chi non è mai capitato di scegliere la meta di un viaggio, in modo più o meno cosciente, dopo aver visto film con paesaggi da sogno o luoghi avventurosi da scoprire? È il momento di viaggiare in poltrona, grazie a film e pellicole che hanno fatto la storia e che possono fornire spunti o suggerimenti per le prossime mete da visitare, perché la nostra voglia di viaggiare non si ferma mai.
INTO THE WILD – NELLE TERRE SELVAGGE (STATI UNITI) – Sean Penn, 2007
È la vera storia di Chris McCandless, studente della Virginia, che nei primi anni ’90 dopo aver conseguito la laurea decide di abbandonare ogni cosa per andare a vivere tra i ghiacci dell’Alaska. Il regista del film, Sean Penn, ha deciso di girare l’intera pellicola ‘on the road’; si tratta di un racconto di due ore e mezzo che conduce lo spettatore in un viaggio stupendo attraverso gli Stati Uniti d’America, fino ad arrivare alla meta finale, la selvaggia Alaska. La natura e gli ambienti raffigurati occupano una parte fondamentale della narrazione, in cui si alternano scene rocambolesche a paesaggi mozzafiato, quali la famosa Highway 1, il Colorado River, le rapide del Grand Canyon fino al Golfo di California. Per spingersi poi a nord, attraverso le coste rocciose dell’Olympic Peninsula, nello stato del Washington, per approdare infine poi in Alaska.
LA FORESTA DI SMERALDO (BRASILE) – John Boorman, 1985
Il film prende spunto da fatti realmente accaduti: il figlio di un ingegnere americano impegnato nella costruzione di una diga idroelettrica viene rapito dalla tribù degli Invisibili. Il padre lo ritrova 10 anni più tardi, integrato nella comunità d’adozione. Il regista si è trasferito per un periodo in una comunità india nella regione dello Xingu per vivere e vedere da vicino le popolazioni locali. Siamo nello stato del Mato Grosso, nel cuore del bacino amazzonico. La pellicola oltre ad avere valenza sociale e di denuncia contro lo sfruttamento del bacino amazzonico che minaccia la sopravvivenza delle popolazioni indigene, descrive un mondo straordinario, fatto di colori, rumori e luoghi inesplorati.
LA MIA AFRICA (KENYA) – Sydney Pollack, 1985
Tratto dall’omonimo romanzo di Karen Blixen, questo film racconta la vita di un’aristocratica danese che, poco prima della Grande Guerra, si trasferisce insieme al marito in Kenya, ai tempi colonia britannica. Qui la donna, interpretata da Meryl Streep, trascurata dal marito assente, si ritrova ad occuparsi da sola della piantagione di caffè di famiglia e nel contempo finisce per innamorarsi dei luoghi in cui vive e di un cacciatore, Robert Redford. Un film romantico, in cui accanto alle vicissitudini dei protagonisti occupano un posto di rilievo le immagini stupende degli spazi sconfinati africani, con sfumature di colori da togliere il fiato e luoghi simbolo di questa terra, come la savana con leoni, ippopotami, scimmie e giraffe. Tra le scene più belle da ricordare quella della leonessa che attacca la baronessa o la ripresa dell’aereo che sorvola un grande lago con i fenicotteri. La pellicola, premiata con ben 7 Oscar, è soprattutto un viaggio spirituale di una donna alla scoperta di un continente selvaggio e sconosciuto, ricco di mistero e di fascino.
THE BEACH (THAILANDIA) – Danny Boyle, 2000
Richaard, un giovane turista americano, alias Leonardo DiCaprio, approda in Thailandia e qui incontra un uomo, un folle, che gli rivela l’esistenza di un’isola paradisiaca, abitata da una comunità che vivrebbe in armonia con la natura. L’indomani, dopo aver rinvenuto il cadavere dello sconosciuto e una cartina dell’isola, Richard decide di spingersi a nuoto fino a questa terra promessa. La pellicola, tratta dall’omonimo romanzo di Alex Garland, non ebbe grande successo nelle sale per essere poi rivalutata dalla critica successivamente.
The Beach è un viaggio tra i paradisi terrestri della Thailandia, si parte da Phuket, dove sono ambientate le prime scene per spingersi poi sull’isola disabitata di Phi Phi Leh, nel mar delle Andamane, più precisamente sulla spiaggia di Maya. Questo luogo, fino a qualche anno fa praticamente deserto, è oggi meta di visitatori e turisti. Sul posto si possono osservare i moken (gruppo etnico della zona, chiamati anche zingari del mare) che si arrampicano sulle rocce per raccogliere nidi di rondine.
SETTE ANNI IN TIBET – Jean-Jacques Annaud, 1997
È la trasposizione cinematografica del libro autobiografico scritto da Heinrich Harrer, scalatore di montagne austriaco che tenta di raggiungere la cima dell’Himalaya durante la Seconda Guerra Mondiale e dopo varie vicissitudini si ritrova in Tibet e diventa amico del Dalai Lama, fino alla fuga in India in seguito all’invasione cinese del Tibet. Solo due anni dopo l’uscita del film il regista ha dichiarato di aver girato alcune parti segretamente in Tibet, la maggior parte del film però è stata girata nella parte meridionale della Cordigliera delle Ande.