Una città viva. Una città da scoprire. Una città che ti conquista. Patria di flamenco e tori, Siviglia incarna ciò che più è rappresentativo per la Spagna, vivendo ogni evento con grande passione, in un perfetto mix culturale tra spagnoli, arabi e gitani. Sede dell’Expo del 92, la città unisce tradizione e innovazione, rendendola così forse la meta più accattivante della penisola iberica. Cantata, ballata e scritta dai grandi artisti della storia, Siviglia è una cittadina abbastanza raccolta per quanto riguarda le visite turistiche, dove bastano 2 giornate per far sì che si stampi per sempre nella mente.
La Giralda, attrazione principale che domina e controlla la vita sivigliana, è la perfetta rappresentazione di come due culture religiose così diverse ma così simili come quella cristiana e quella islamica possano convivere e completarsi l’un l’altra. La torre, infatti, sfiora i 100 metri di altezza, raggiungendo questo picco grazie al Giraldillo – la statua di una donna che regge uno scudo e una lancia nella mano destra, mentre nell’altra tiene un ramo della palma della vittoria – che si erge su tutta Siviglia, simbolo di forza cristiana sui musulmani. La Giralda non è un elemento a sé stante, bensì è la torre campanaria della Cattedrale di Santa Maria della Sede, ovvero la cattedrale della città, nonché la più grande del mondo per quanto riguarda lo stile gotico. Queste due attrazioni si possono visitare a pagamento (€9 totale, gratuito per gli under 14, con tariffe scontate per studenti e over 65) fino alle 16:30, dopodiché fino alle 18:00 l’ingresso è gratuito; nel biglietto, inoltre, è compresa la chiesa de El Salvador, che dista 3 minuti.
Nella piazza del Triunfo, davanti alla cattedrale, è presente il Real Alcázar, residenza dei reali spagnoli a Siviglia, il palazzo reale in uso più antico d’Europa, è una costruzione da non perdere – visto anche il prezzo (€2) – quando si visita la città, con i suoi immensi giardini ricchi di flora e fauna e le sue innumerevoli stanze ricolme d’arte.
Non molto distante da queste, procedendo verso il fiume Guadalquivir, si trova l’altra storica torre di Siviglia, la Torre del Oro, cui leggenda narra che debba il nome ad un completo rivestimento di azulejos d’oro. Sullo stesso lato del fiume, a poco più di 500 metri di distanza, si erge ciò che unisce sacro e profano, la Real Maestranza, la plaza de toros più antica di Spagna, dove hanno combattuto i più grandi toreri e dove ogni anno, durante la Feria de Abril, festa della città, si svolgono ancora le corride.
La sopracitata Feria è una festa che si svolge ogni anno una o due settimane dopo la Semana Santa, con la durata di 7 giorni, che si festeggia per le strade ma, soprattutto, nel Recinto ferial, una zona adibita ad hoc per installare le varie casetas, dei “padiglioni” dentro i quali si entra solo su invito e ci si veste di tutto punto, dove si ballano le sevillanas (stile di flamenco tipico della città) mentre si beve e si mangia. L’altra festa è invece la Semana Santa, cioè dal Venerdì di Dolore alla domenica di Pasqua, settimana in cui la città si blocca per lasciare spazio alle 60 processioni sacre. In queste sfilano, tra gli altri, i nazarenos con i capirotes, ossia i penitenti incappucciati; le bande che suonano le saetas, dei temi religiosi e i costaleros, ovvero coloro che fisicamente portano il paso, il carro su cui sono poste le immagini sacre. La peculiarità di questi ultimi è che il trono lo portano tra collo e schiena (ovviamente con le dovute protezioni) e non sono visibili al pubblico. Le processioni più “attraenti” si svolgono durante La Madrugá, cioè nella notte tra giovedì e Venerdì Santo, dove sfilano le confraternite della Esperanza Macarena, della Esperanza de Triana e quella del Gran Poder.
Proprio la Macarena e Triana sono due quartieri importantissimi della città, perché sono le zone dei gitani che tanto celebre hanno reso Siviglia, tra toreri, cantaores e bailaores di flamenco. Molto particolare nella zona è l’arco della Macarena, di colore giallo e bianco, uno dei vecchi accessi della muraglia della città. Tornando alla città da questi quartieri, si passa per il celebre Ponte di Triana, non prima però di aver assaggiato qualche specialità del Mercado de Triana, un’istituzione per sivigliani e tappa obbligatoria per i turisti.
Addentrandosi tra le vie, tra i vari negozietti e innumerevoli bar, si può raggiungere la Setas de Sevilla (letteralmente, funghi), una costruzione in legno che garantisce, una volta saliti, una suggestiva vista della città, magari mentre si gusta un piccolo aperitivo.
L’ultimo, sicuramente non per importanza, monumento e simbolo della città è la celebre Plaza de España, situato nel Parco di María Luisa, costruito per l’Esposizione iberoamericana del 1929, che rivoluzionò totalmente l’urbanistica della città. Set per alcuni importanti film hollywoodiani, la piazza ha una forma semicircolare e trova al centro una fontana, ma la vera peculiarità sono le panchine su cui ci si può accomodare, perché dietro ad ognuna è rappresentata una provincia spagnola e una scena della sua conquista (o spesso Reconquista) e agli estremi si ergono le torri che la delimitano. All’interno della piazza, inoltre, c’è un piccolo corso d’acqua navigabile con una barchetta, ideale per coppie o famiglie. Molto suggestivo è anche il suono nella piazza, scandito a ritmo di castañuelas, le nacchere utilizzate nel flamenco; infatti troverete sempre venditori di questi strumenti, oltre ai soliti di ventagli.
Ultima chicca: sparse per la città troverete la scritta NO8DO, con un nodo al posto del numero 8. La spiegazione non è quella che noi italiani immaginiamo, ossia la parola nodo e un nodo, bensì per comprenderlo è necessaria la traduzione della parola madeja, che significa matassa. La costruzione del simbolo, perciò, diventa nomadejado, che sarebbe una versione andalusa di no me ha dejado, non mi ha abbandonato, e ciò si riferisce ad Alfonso X il saggio, re durante il XIII secolo. Leggenda vuole che il re, visto l’impoverimento del paese, dovette affrontare suo figlio Sancho che, per questa faida, divise il paese in due fazioni: i seguaci del re ed i sempre più numerosi seguaci del principe alla ricerca del potere. Tuttavia, nonostante le continue conquiste territoriali del principe, il re cercò e trovò rifugio nella sua Siviglia, e il figlio non attaccò mai la città. Per riconoscenza, il re ringraziò la città e gli abitanti affermando come non lo avessero abbandonato nonostante le difficoltà del paese. Infatti, Alfonso X pronunciò. “Sevilla no me ha dejado”.
Questa è Siviglia raccontata, ma il miglior modo per scoprirla è vivendola. Quando? Sconsigliata l’estate per il caldo torrido (oltre 45° e non molto ventosa), consigliatissimo tutto il resto dell’anno, anche se aprile è il periodo più ricco di feste e, perciò, di turisti. Per quanto riguarda i ristoranti, oltre alla zona di Alfalfa che ne racchiude molti con prezzi sempre contenuti, uno molto particolare si trova in Calle Huelva, la Taberna del Almirante, un tipo di cucina fusion tra Spagna, Giappone e Marocco.
Siviglia, una città ricca d’incanto.