Parlare di Bologna è difficile, è raccontare una cultura che la rende unica. La città è inoltre una delle mete più ambite a livello culinario sia da parte di italiani che di stranieri.
Bologna, soprannominata La Dotta, è cultura perché qui ha sede l’università più antica del mondo occidentale, quasi millenaria – gli storici affermano sia stata fondata nel 1088 – e della vita universitaria fa il suo punto di forza tra i giovani, ospitandone a migliaia ogni anno proprio grazie all’offerta che la città propone. La sua università, infatti, raccoglie oltre 200 corsi di studi, unendo le complementari sedi delle province romagnole, rendendola, secondo i dati, il polo universitario migliore d’Italia.
La Dotta, però, non è solo università. La città vive d’arte, l’arte architettonica che abbraccia la città, coprendo i passanti con quasi 40 km di portici, che li riparano e li ispirano, come il portico di San Luca, lungo oltre 3 km (il più lungo del mondo) e comprendente 666 archi. Questo tratto che collega l’omonimo santuario al centro città, vede passare ogni anno sia pellegrini che venerano la Madonna con il Bambino, sia chiunque chieda una grazia, dalla più seria alla più frivola.
I portici sembra quasi abbiano la funzione di nascondere la città a chi ci passeggia sotto, facendogliela scoprire solo a poco a poco, per lasciarlo estasiato dalle semplici ma incredibili bellezze che la città ha da offrire. Un continuo perdersi nei vicoli.
Una volta messo il naso fuori dagli innumerevoli portici, ci si può trovare davanti a Piazza Maggiore – o Piazza Grande per gli autoctoni, una seconda casa per loro – o sotto a due torri – Garisenda e degli Asinelli – senza omettere la piazza di Santo Stefano e l’omonima basilica, definita delle Sette Chiese, essendo un complesso di più chiese e chiostri interni.
Piazza Maggiore è il fulcro della città, circondata dagli edifici più importanti dell’epoca medievale, tra cui il Palazzo del Podestà, il più antico, costruito durante il Medioevo, con la peculiare torre campanaria dell’Arengo. Questa è sorretta da 4 pilastri, ognuno dei quali presenta un santo protettore della città – San Petronio, San Procolo, San Domenico, e San Francesco – che vanno a formare il Voltone del Podestà, sede delle antiche impiccagioni in quanto luogo ben visibile. Sono stati poi costruiti: il Palazzo Re Enzo, che si affaccia sulla piazza attigua, la Piazza di Nettuno, al centro della quale sorge il Gigante, ossia la fontana di Nettuno.
Tornando a Piazza Maggiore, gli altri edifici che la accerchiano sono la Basilica di San Petronio, il Palazzo d’Accursio – o Palazzo Comunale, attuale sede del municipio – e il Palazzo dei Banchi. Quest’ultimo è il più recente costruito sulla piazza, definito così dalle vecchie botteghe che sorgevano al posto del palazzo; inoltre più che un edificio vero e proprio è stata costruita la facciata come espediente per coprire le viuzze del mercato retrostante. Da qui inizia il Pavaglione, uno dei portici più famosi di Bologna, sicuramente il più elegante e fashion, che si conclude con l’Archiginnasio, ossia ciò che fu la prima università d’Europa, ora adibito a biblioteca e museo.
La sopra citata Basilica di San Petronio e la sua facciata sono gli elementi più riconoscibili della piazza, con quell’inconfondibile bicromatico marmoreo e mattone, che sottolinea così la sua incompiutezza nonostante le notevoli dimensioni. Questo è dovuto anche al fatto che fosse stata inizialmente pensata come un edificio civile, non come la struttura ecclesiastica centrale della città. All’interno della basilica, è presente la meridiana più lunga del mondo in luogo chiuso – 1/600.000 del meridiano terrestre – che proietta l’inesorabile trascorrere del tempo.
Se Piazza Grande è stata cantata da svariati cantautori della grande scuola bolognese, menzione speciali meritano le sopra citate torri. La prima, la più bassa, è la Torre Garisenda, costruita durante il Medioevo dall’aristocratica famiglia che gli dà il nome, è stata fonte di ispirazione per il Sommo poeta, che la cita sia nella Divina Commedia che in un sonetto. La “sorella” più alta – 97 metri – è la Torre degli Asinelli, su cui si può salire grazie ai 498 gradini, sulla cima dei quali si può ammirare tutta la città Rossa. Infatti, questo è il secondo soprannome di Bologna, che deve questo al colore dei suoi tetti, senza nessun riferimento politico come alcuni potrebbero pensare. La peculiarità delle torri è la loro pendenza, infatti, nonostante non raggiungano gli stessi gradi d’angolatura di quella di Pisa, non si ergono perfettamente dritte, e ciò fa della torre degli Asinelli la torre pendente più alta d’Italia.
Dopo Dotta e Rossa, il terzo soprannome del capoluogo emiliano è “La Grassa”. Superfluo spiegare il perché di quest’ultimo soprannome, forse il più rappresentativo per descriverla. Ricca di prelibatezze culinarie, si possono trovare tutte le leccornie che Bologna ha da offrire in un mercato coperto – il primo della storia d’Italia – a due passi da Piazza Grande: il Mercato di Mezzo. Aperto tutti i giorni dalle 9 alle 24, offre una grande varietà di specialità, sia da poter comprare come un mercato vero e proprio, sia da poter degustare nei tavoli da convivio lì collocati, circondati dai chioschi che offrono le loro squisitezze, dal cartoccio della cotoletta appena fatta ai salumi, dai formaggi al pesce, passando per i dolci, coronando il tutto con un buon bicchiere di vino. La struttura si sviluppa su 3 piani: oltre al già descritto pian terreno, ospita al primo piano un ristorante-pizzeria e all’ultimo si può approfittare della varietà di birre artigianali, per soddisfare anche il degustatore più ricercato.
Proprio la cucina è il maggiore motivo di vanto della città, avendo donato a tutta Italia e a tutto il mondo piatti come tortellini – classico piatto sulle tavole dei bolognesi a Natale, nel brodo di cappone – e il ragù di carne, perfetto marito di sua maestà la tagliatella e delle lasagne – nella Grassa si mangiano spesso quelle verdi. Però la gastronomia non si limita a ciò, infatti non possiamo dimenticare la celebre mortadella o il friggione, una salsa con cipolle, contorno povero della tradizione emiliana che si accompagna perfettamente alla crescente, focaccia tipica che presenta al suo interno pezzi di prosciutto crudo e pancetta.
Dal primo al secondo, la cucina bolognese offre la sua tipica cotoletta, variante di quella milanese, sopra la quale vengono accomodate delle fette di prosciutto crudo e una buona dose di parmigiano reggiano; il tutto, quando è stagione, viene concluso con una spolverata di tartufo.
Dulcis in fundo, Bologna offre la zuppa inglese, la torta degli addobbi – o torta di riso – e il certosino, tipico dolce natalizio con cioccolato fondente, mandorle, pinoli e canditi.
Bologna è una e trina, sta a voi decidere quale delle 3 facce preferite; intanto, vi consiglio di godervele tutte.