Un viaggio inaspettato, un Paese ancora poco conosciuto dagli Italiani, una meta da scoprire…
Era l’aprile del 2011, direzione Sultanato dell’Oman.
Avevo letto qualcosa su questo Paese che si estende per poco più di trecentomila chilometri quadrati a sud-est della penisola arabica, fra gli Emirati Arabi, l’Arabia Saudita e lo Yemen e bagnato dall’Oceano Indiano, detto Mare Arabico, ma erano poche le persone a cui avevo raccontato della mia partenza e sapevano dove si trovasse nel mondo.
Arriviamo a Muscat dopo due giorni a Dubai. Un passaggio quasi traumatico da una metropoli luccicante e frenetica a una città incastonata nella natura e nella storia.
Iniziamo con un simbolo del lusso, Al-Bustan Palace, l’hotel nel quale dormiremo. Destinato in origine a residenza per il sultano e i suoi ospiti (il nono piano è ancora di sua esclusiva), “il gioiello della corona” ci accoglie con un atrio spettacolare, sormontato da una cupola alta 38 metri impreziosita da un lampadario di cristallo di 12 metro. Un ambiente suggestivo pervaso da un penetrante profumo d’incenso.
Da qui comincia la scoperta di questa città Paese: il Sultan Palace con un viale ornato da colonne blu e oro, un selciato rosso e tanti pavoni; la Grande Moschea, bianca e pulita come non mai, un edificio imponente e silenzioso, circondato da rigogliosi giardini, che con un’immensa sala di preghiera e il suo enorme tappeto ci lascia senza fiato; Nizwa Fort, il museo che racconta la storia di Muscat; la fabbrica Amouage, dove scopriamo i 100 ingredienti di uno dei profumi più costosi sul mercato (uno degli ingredienti è il vomito di balena, molto raro e… poco bello da vedere).
Ci immergiamo poi nella cultura del Paese attraverso il Mercato degli animali dove uomini in abiti bianchi e donne in nero dal volto coperto in mezzo a una struttura in legno e cemento, attraverso il movimento della mano, scelgono i capi di bestiame da comprare mentre sfilano intorno a loro come su una giostra. E poi un passaggio in un centro di accoglienza per donne abbandonate, sicuramente un luogo difficile da immaginare in uno Stato mussulmano, ma non in Oman, guidato da oltre 40 anni dal sultano “illuminato” Qaboos bin Said, da sempre impegnato nella modernizzazione del Paese
La guida ci inonda di curiosità: se le auto non sono pulite e lavate si rischia una multa; i palazzi non possono essere più alti di una certa altezza decisa dal capo di stato; la vita del sultano prima di arrivare alla sua carica…
Questo Paese mi piace molro ma… la parte migliore deve ancora venire. Ci spostiamo con due jeep da Muscat per scoprire la natura dell’Oman. Distese di roccia grigia che si aprono in canyon solcati da fiumi e circondati da palme. Ci inoltriamo fino ad arrivare a Wadi Shab, una vera e propria piscina nel deserto. A bocca aperta di gettiamo nell’acqua azzurra, circondati da pietra gialla e splendente… Un paesaggio che ci lascia letteralmente senza parole.
Il viaggio prosegue. La meta è “1000 nights camp”, un campo tendato in mezzo al deserto. Una sorpresa che prevede: una tenda attrezzata in mezzo alle dune, una doccia personale a cielo aperto per guardare le stelle sotto i getti caldi dell’acqua, un saluto al sole mentre tramonta e la mattina seguente per l’alba. Un’esperienza da vivere con molta introspezione, lasciando vagare i pensieri tra la sabbia e il cielo nero, alla luce di una candela e del rumore del vento. Una distesa gialla intorno a noi, illuminata solo da qualche lampada e dalle innumerevoli di stelle sopra di noi. Uno spettacolo indescrivibile, che lascia spazio alle emozioni che ognuno sente dentro di sé.
Si torna alla civiltà e le ultime due notti le passiamo allo Shangri-La. Un ritorno allo sfarzo e al mondo reale, tra piatti da re e mare cristallino. Una tappa obbligata prima di ripartire verso L’Italia, con ancora gli occhi colmi delle bellezze dell’Oman.